Homily by Archbishop Charles Jude Scicluna
I will do some reflections in English e parlerò anche un po’ in italiano. Siamo qui nel oratorio, conosciuto da 400 anni per la tela più grande dipinta da Caravaggio: la decapitazione di San Giovanni Battista. Questa tela è l’unica firmata dal maestro proprio nel sangue che sgorga da questa ferita. Meditando un pò su questo quadro, pensiamo alla sua attualità. L’attualità della violenza sull’innocenti. Quella donna mi fa sempre impressione che a le mani così, e mi fa ricordare il grido di Munch, quel grido di disperazione che è anche un grido attuale pensando alla tragedia dell’Ucraina. Questa reazione dell’umanità di fronte all’ingustizia del peccato, della violenza gratuita. Qui siamo davanti a un quadro di violenza dove i protogonisti veri della violenza non si vedono perché Erode non c’è; Erodiade non c’è, Salomè non c’è. Ci sono solo gli esecutori della violenza; ci sono i prigioneri che guardano, magari pensando se forse toccerà anche a loro. Anche qui in Europa pensiamo se forse toccerà anche a noi; e noi siamo quasi spettatori in erni, di un gesto di una violenza inaudita.
Caravaggio dipensa questa tela come dono al Ordine, perché lui fu ammesso, come Cavaliere di Malta proprio in questo oratorio nel 1610, se non mi sbaglio. Ma anche da qui fu espulso perché Caravaggio era un uomo particolare. Viene proprio accolto come un cavaliere. Infatti, la firma che si può ancora vedere è di Fra Michelangelo perché il Caravaggio è molto grato e fiero di avere questo titolo di Cavaliere di Malta, che come sapete si chiamano ‘Fra’ – Fra Michelangelo. Ma dopo una rissa con un altro cavaliere di alto rango — perché era famoso per le risse — viene arrestato e poi scappò, e viene qui, celebrato dello rito della sua espulsione in absentia perché fuggiase dell’Ordine.
Questo oratorio è anche un momento di chiaro e scuro: la sua accoglienza e espulsione come Cavaliere di Malta.
L’Evangelio di Matteo che abbiamo proclamato oggi ci presenta un Gesù che esulta: “Io ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11:25). Caravaggio è un grande ma era anche un artista disprezzato dalla società, era uno dei piccoli. Ma qui è stata data un scintilla che creò una bellezza straordinaria che segna i secoli un pò da pensare la vita degli artisti, e un pò la narrativa di questa gente complessa, povera; magari non molto sapiente e dotta nelle leggi di questo mondo; ma che custodiscano una scintilla di un anima creatrice, che porta bellezza, un grande mistero; un mistero che ci riporta, perché leggendo la prima lettura di oggi, praticamente abbiamo questa bellissima notizia, che noi abbiamo un avocato in Gesù. È il momento quando Gesù viene chiamato ‘paraclito’, lo stesso nome che lui usa per descrivere se stesso, è anche lo Spirito Santo, il suo dono. Lui dice noi abbiamo un avvocato davanti al Padre, il Paraclito, parakletos, uno chiamato per stare con noi. Cosa abbiamo bisognio di fare? Di dire noi abbiamo bisogno di te. Quelli che si sentono proprio bisognosi del paraclito ricevono il suo aiuto. E Giovanni ci chiede una cosa che sembra complessa ma forse complessa non lo è: di riconoscerci peccatori. Dice: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1Go 1:8) Invece noi siamo debitori con la sua misericordia. Lui è pronto a offrire il suo conforto. Gesù stesso offre il suo conforto oggi, nella festa di Santa Caterina da Siena, con quel invito che è rivolto anche alla nostra Europa “Venite a me, voi tutti che sieta affaticati e oppressi e io vi daró riposo” (Mt 11:28).
As we celebrate the memorial of one of the patron saints of Europe, St Catherine of Siena, we pray for her intercession. She was one of these little ones, chosen by God not because she was clever or she was learned, but because she was chosen to be in a special relationship with Jesus. She was given extraordinary wisdom, an extraordinary insight into humanity and the needs of the Church. She did not know how to write but she did dictate extraordinary letters to Popes and bishops; to her countrymen; to the people of Siena, and to Europe asking for a change of heart.
Catherine of Siena looks at the papacy and says: This Holy Mother Church needs to be cleansed, it needs reforms but I will start from my little being and dedicate myself to Jesus. As you know, she was one of 25 children and she was one of the younger ones and with a family of that size, she obviously knew what socialisation was. But she was also an extraordinary spirit that was given the grace to be a living image of Jesus and to live the passion of our Lord in a very intimate way.
“Come to me, all you who are weary and burdened, and I will give you rest” (Mt 11:28). These are words that we, Christians in Europe, need to bring to our fellow countrymen and to the people of Europe, as we look at the great tragedy in Ukraine; this great injustice that will certainly have very negative effects on so many people but also on the international order it is such an extraordinary tragedy that we are living.
And where does catechesis come in all this? As you know we had a great grace and fortune to have a visit by Pope Francis, only a few weeks ago at the beginning of April. One of the things he said on the island of Gozo was that the joy of the Church is to evangelise and to bring the Good News, the joy of the Church. Therefore, catechesis and evangelisation are at the heart of a Church that lives in hope even in moments of darkness.
We heard the beautiful and comforting words from the first letter of John. “This is the message we have heard from him and proclaims to you: God is light; in him, there is no darkness at all” (1Jn 1:5). So when we feel surrounded by darkness, injustice, oppression and by violence we realise that that is not the hand of God, but the mess is probably our fault and at that point, we need to turn to the source of light and ask for forgiveness and also the gift of peace.
✠ Charles Jude Scicluna
Archbishop of Malta